Simbolo per eccellenza della buona riuscita della pesca (soprattutto quella subacquea), questo magnifica specie è stata per tutto il secolo scorso minacciata dall’eccessivo sfruttamento, quasi fino all’estinzione.

Io, ahimè, sono stato uno degli artefici di questo sfruttamento, seppur autolimitandomi nelle catture.

Oggi, grazie alle Aree Marine Protette, nel mediterraneo la popolazione delle cernie è in netta ripresa. Voglio celebrare questo successo con qualche immagine iconica ripresa proprio in queste aree…
DEEPSEE​

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Le cernie del genere Epinephelus sono fortunatamente molto (più) comuni ora nel Mare Nostrum, questo grazie alla dismissione di alcune pratiche deleterie (come la pesca indiscriminata subacquea e non) e all’istituzione delle cosiddette Aree Marine Protette (AMP), all’interno delle quali sono vietate le attività venatorie e regolamentate le attività subacquee. Nonostante ciò questo pesce (ne esistono 8 specie diverse nel Mediterraneo) rimane una preda molto ambita, direi la regina delle prede! Oltre a questo la cernia è un prezioso indicatore della qualità ambientale delle acque dove vive.

Non molti sanno che questo pesce è un ermafrodita, ovvero nasce femmina e diventa maschio dopo circa 12 anni d’età.

Questo predatore dall’aspetto mansueto è presente, al di fuori del mediterraneo, anche nell’Oceano Atlantico e nell’Oceano Indiano e a questo genere appartiene la famosa cernia gigante (Epinephelus lanceolatus) capace di raggiungere dimensioni da record, superiori ai 500kg e 2 metri di lunghezza.

Fotografare questi pesci è molto sfidante per la loro acquisita diffidenza verso l’uomo in immersione. Anche se ci si trova in una AMP non è affatto facile avvicinarle ad una distanza sufficientemente breve.

Direi che non sono soggetti da lunghezza focale troppo elevata per via della qualità della foto che risulterebbe compromessa, anche se un po’ di distanza aiuterebbe vista la diffidenza.

Inutile dire che la cernia andrebbe fotografata in immersione con bombole o rebreather, dato che comunque vive a profondità ormai fuori dalla portata anche di un buon apneista e non mi riferisco necessariamente alle profondità massime alle quali vivono questi pesci, ovvero 200-300 metri.

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